Marquis de sade justine download pdf




















De Sade's Justine. Her story is recounted to Madame de Lorsagne while defending herself for her crimes, en route to punishment and death. She explains the series of misfortunes that led to her present situation. The ultimate triumph of philosophy would be to cast light upon the mysterious ways in which Providence moves to achieve the designs it has for man, and then to deduce therefrom some plan of conduct which would enable that two-legged wretch, forever buffeted by the whims of the Supreme Being who is said to direct his steps no less despotically, to know how to interpret what Providence decrees for him and to select a path to follow which would forestall the bizarre caprices of the Fate to which a score of different names are given but whose nature is still uncertain.

For if taking social conventions as our starting-point and remaining faithful to the respect for them which education has bred in us, it should by mischance occur that through the perversity of others we encounter only thorns while evil persons gather nothing but roses, then will not a man, possessed of a stock of virtue insufficient to allow him to rise above the thoughts inspired by these unhappy circumstances, calculate that he would do as well to swim with the torrent as against it?

And will he not say that when virtue, however fine a thing it be, unhappily proves too weak to resist evil, then virtue becomes the worst path he can follow, and will he not conclude that in an age that is utterly corrupt, the best policy is to do as others do? Io lo avevo eccitato, mi fece molte feste durante la cena e fui destinata a passare la notte con lui; le mie compagne si ritirarono e mi trovai nel suo appartamento.

Raffaele aveva una cella graziosa, arredata con gusto e con tutti i particolari della dissolutezza; non mancava niente di tutto quanto potesse rendere questo ritiro gradevole e, nello stesso tempo, adatto al piacere.

Non appena ci trovammo dentro, essendosi Raffaele messo nudo, e avendomi ordinato di imitarlo, si fece a lungo eccitare al piacere con gli stessi strumenti con cui usava poi stimolarvisi in veste di parte attiva. In un istante di calma, che mi parve di cogliere durante quegli eccessi, lo supplicai di dirmi se mi era lecito sperare di poter un giorno uscire da quella casa.

Stupita che, malgrado questo, i mezzi che impiegava non giungessero, malgrado la loro violenza, a mettere incinta qualcuna delle sue vittime, chiesi alla nostra decana come riuscisse a evitarlo.

Io svenni a questo spettacolo orribile, mi fu impossibile sostenerlo. Tuttavia non ci parve che la nuova compagna che attendevamo fosse stata presa tra la folla delle persone che erano state attirate dalla festa; forse questa recluta ebbe posto nell'altro harem, ma niente accadde da noi. Detto questo, la esamina ancora con la stessa aria ed esce bruscamente dalla stanza. Poi, riprendendosi come qualcuno che ha parlato troppo: - Tutti questi vecchi abiti sono ormai inutili per voi, ve ne farete altri su misura che vi andranno molto meglio.

Quali conseguenze ricavare da queste osservazioni? Il quarto giorno dalla partenza di Onfale ci si fece scendere per la cena secondo il solito costume, ma quale fu la sorpresa per tutte e tre nel vedere una nuova compagna entrare da una porta esterna nello stesso momento in cui noi ci affacciavamo alla nostra. Ma mostri come quelli con cui avevamo a che fare, languiscono poco sotto simili freni. Nuovi pianti Era difficile che le grazie che la decenza nascondeva in Ottavia, potessero meglio rispondere a quelle che i costumi le permettevano di mostrare.

Per quanto enorme sia la sproporzione tra le forze dell'assalitore e della ribelle, non per questo egli desiste dalla conquista; un grido straziante della vittima ci annuncia infine la sua disfatta. Egli considera, tocca, palpa, l'aria risuona subito di un sibilo spaventoso.

Nuovi baci lo infiammano ancora su quella bocca adorabile, disegnata da Venere stessa. Restammo per circa un mese senza veder arrivare la sua sostituta. Fu durante questo intervallo che ebbi, come Onfale, occasione di persuadermi che noi non eravamo le sole giovani che abitassero nella casa, e che un'altra costruzione ne celava senza dubbio un numero uguale al nostro.

E durante tutto questo tempo io esaminavo la mia compagna che mi guardava con pari sbalordimento. Promisi il segreto che si esigeva da me e mi allontanai, ormai sicura che non fossimo le sole che servivano ai piaceri mostruosi di quegli sfrenati libertini. Quest'ultima, di sedici anni, mi aveva fortunatamente sottratto il cuore di Antonino, quando mi accorsi che, se ero stata esclusa dai favori di questo libertino, ero oramai sul punto di perdere il mio prestigio anche presso gli altri.

L'incostanza di quei disgraziati mi fece temere della mia sorte, mi resi conto che essa annunciava il mio congedo, e avevo fin troppo la certezza che quel crudele ripudio era una sentenza di morte, da non esserne allarmata almeno per un istante. Dico un istante! Queste riflessioni mi consolarono, e mi misero in grado di aspettare il mio destino con tanta rassegnazione che non mi servii di alcun mezzo per far risalire il mio prestigio.

Allora questo padre ci chiese che cosa volessimo fare. Ciascuna rispose che desiderava ritornare o nel suo paese o presso la sua famiglia. Lo giurammo La mia prima preoccupazione fu di inginocchiarmi e di chiedere nuovamente perdono a Dio dei peccati involontari da me commessi; lo feci con ben maggiore compunzione di quanto non mi fosse riuscito presso gli altari insozzati della casa infame che abbandonavo con tanta gioia.

Dopo essermi riposata qualche giorno a Lione, gettai un giorno per caso lo sguardo su un giornale straniero appartenente alla donna presso cui alloggiavo, e quale fu la mia sorpresa di vedervi ancora il delitto premiato, di vedervi giunto all'apice della potenza uno dei principali autori delle mie disgrazie. Ne chiedo oggi perdono al cielo, ma fui quasi sul punto di ribellarmi. Continuai la mia strada, decisa a vendere a Vienne i pochi effetti personali che avevo con me, per raggiungere Grenoble.

Che cosa sarebbe stato di lui? Mi avvicino a quel moribondo; avevo un po' d'acquavite con me; gliela faccio respirare; apre gli occhi alla luce, i suoi primi moti sono quelli della riconoscenza, essi mi stimolano a continuare nelle mie cure; strappo una delle mie camicie per medicarlo, uno di quei pochi capi di vestiario che mi restano per sopravvivere, la riduco in pezzi per quell'uomo, tampono il sangue che cola dalle sue ferite, gli do da bere un po' del vino di cui portavo una piccola scorta in una fiaschetta per darmi forza durante il viaggio nei momenti di stanchezza, impiego il resto per inumidire le sue contusioni.

Ringraziai umilmente il mio protettore e gli chiesi per quale motivo un uomo come lui si avventurava a viaggiare senza scorta e si esponeva, come in effetti era appena accaduto, a essere malmenato da dei malfattori. Non che sia nell'obbligo di fare economie; infatti, grazie a Dio, sono ricco e voi ve ne accorgerete quanto prima, se mi farete la cortesia di venire da me.

Quei due uomini con i quali avete visto che ho avuto a che fare, sono due nobilucci del cantone forniti solo della cappa e della spada, l'uno guardia del corpo, l'altro gendarme, insomma due imbroglioni; ho vinto loro cento luigi la settimana scorsa in una bisca di Vienne; dato che non avevano in due neppure la trentesima parte della somma dovutami mi ero accontentato della loro parola, li incontro oggi, gli chiedo quello che mi devono e avete visto come mi hanno pagato.

Stavo deplorando con quest'onesto gentiluomo la duplice sfortuna di cui era rimasto vittima, quando mi propose di rimetterci in cammino. Assolutamente decisa di approfittare del soccorso che il cielo sembrava mandarmi, aiuto Dalville a rimettersi in marcia, lo sostengo durante il cammino e, dopo aver abbandonato ogni strada conosciuta, avanziamo per sentieri che portavano direttamente alle Alpi.

Troviamo effettivamente dopo due leghe l'albergo di cui Dalville aveva parlato, ci ceniamo allegramente e onestamente insieme; dopo il pasto, egli mi raccomanda alla padrona di casa, che mi fa dormire accanto a lei, e il giorno dopo su due mule prese in affitto e scortate a piedi da un servo dell'albergo, raggiungiamo le frontiere del Delfinato, dirigendoci sempre verso le montagne.

Ci fermammo a Virieu dove fui fatta oggetto delle stesse cure e le stesse gentilezze da parte della mia guida, e il giorno dopo proseguimmo il nostro cammino sempre nella stessa direzione. Non facemmo che girare e salire per quattro leghe, e ci eravamo talmente allontanati da ogni abitazione e da ogni strada civile che credetti di essere arrivata ai confini del mondo.

Cominciai a esser presa da un po' di inquietudine. Girovagando tra quelle rocce inaccessibili, ricordai gli andirivieni nella foresta del convento di Sainte- Marie-des-Bois, e l'avversione che avevo preso per tutti i luoghi isolati, mi mise una gran paura addosso anche di questo.

Infine scorgemmo, arroccato a strapiombo su uno spaventoso precipizio, un castello che, sembrando sospeso sulla punta di una roccia scoscesa, aveva piuttosto l'aria di un'abitazione di fantasmi che di gente civile. Vedevamo questo castello senza che nessun sentiero sembrasse raggiungerlo; tuttavia la strada che seguivamo, utilizzata solo dalle capre e piena di sassi da ogni lato, era quella che vi conduceva sia pure attraverso continui andirivieni.

Dalville si accorse del mio turbamento. Ti abbandonavi dunque a un tuo piacere? Mi avessi anche reso la vita, non ti darei ugualmente nulla, dal momento che non l'hai fatto che per te stessa. Al lavoro, schiava, al lavoro! Questi impulsi di riconoscenza a cui tu fai appello, Sofia, essa li ignora; non fu mai contemplato nelle sue leggi che il piacere al quale uno si abbandona facendo un favore, diventasse un motivo, per quello che lo riceveva, di rinunciare ai suoi diritti sull'altro.

Vedi forse tra gli animali, che ci servono d'esempio, questi sentimenti di cui tu ti glori? Si facciano pure tutti i favori che si vogliono se in questo si trova una soddisfazione, ma non si esiga mai niente per aver provato un piacere del genere. Fu in questo luogo che potei abbandonarmi infine completamente all'orrore della mia situazione. Senza dire nulla, senza pronunciare una parola, posa a terra la candela che lo illuminava, si getta su di me come una bestia feroce, mi sottomette ai suoi desideri, respingendo a botte le difese che cerco di opporgli, deride quelle che non sono il frutto se non dei miei ragionamenti, si soddisfa brutalmente, riprende il lume, scompare e chiude la porta.

Frattanto il sole si alza senza che io abbia goduto di un solo istante di riposo, le nostre celle si aprono, ci incatenano di nuovo e riprendiamo il nostro triste lavoro. Una triste conversazione mi fece apprendere che erano state entrambe, in tempi diversi, amanti di Dalville, una a Lione, l'altra a Grenoble; che lui le aveva portate in quell'orribile ospizio dove erano vissute per qualche anno ancora nei medesimi rapporti con lui, e che, come ricompensa per i piaceri che gli avevano dato, lui le aveva condannate a questo umiliante lavoro.

Ma tutto avrebbe potuto cambiare da un momento all'altro e la fuga che meditava dipendeva sostanzialmente da quest'ultima vendita in cui era impegnato il grosso dei suoi tesori; se Cadice accettava le sue piastre e i suoi luigi falsi e gli mandava biglietti di banca buoni a Venezia, egli sarebbe vissuto felice e contento per il resto dei suoi giorni; se invece l'inganno fosse stato scoperto, correva il rischio di essere denunciato e impiccato come meritava.

Verso mezzogiorno ci davano due ore di riposo, di cui approfittavamo per andare, sempre separatamente, a prendere aria e a mangiare nelle nostre camere; alle due ci incatenavano di nuovo e ci facevano girare fino al calar del sole, senza che ci fosse mai permesso di entrare nel castello. Dalville non comparve affatto quel primo giorno, ma verso mezzanotte, fece la stessa cosa che aveva fatto la notte prima. Volli approfittare di questo momento per supplicarlo di addolcire la mia sorte.

Devo forse venire ai tuoi piedi a chiederti dei favori per cui tu possa esigere qualche risarcimento? Non ti chiedo niente Parlereste nello stesso modo, se non foste stato sempre ricco?

Tutti credevamo che la sua amante partisse con lui ed egli l'aveva fatta vestire per l'occasione; al momento di salire a cavallo la condusse verso di noi. Il processo dei falsari fu presto fatto e furono tutti condannati alla forca. Il signor S. Le deposizioni generali dei criminali che si stava per giustiziare, e che mi erano state favorevoli, vennero ad appoggiare lo zelo di colui che aveva deciso di interessarsi a me.

Mangiavo in quest'albergo a quella che si chiamava la tavola dell'ospite, quando, il secondo giorno, mi resi conto d'essere guardata fissamente da una dama grassa, molto ben vestita, che si faceva chiamare baronessa; a forza di osservarla a mia volta, credetti di riconoscerla, avanzammo reciprocamente l'una verso l'altra, ci abbracciammo come due persone che si sono conosciute ma che non riescono a ricordarsi dove.

Infine la grassa baronessa, prendendomi in disparte: - Sofia, - mi disse - mi sbaglio o non siete forse quella che ho salvato dieci anni fa dalla prigione di Parigi e non riconoscete la Dubois?

Ascoltami, Sofia, ascoltami con un po' di attenzione, tu sei intelligente e io vorrei infine convincerti. Come puoi pretendere di non aver fallito nella tua vita, figlia mia, dal momento che hai sempre percorso al contrario la strada che tutti seguivano?

Se ti fossi lasciata trascinare dalla corrente, saresti arrivata in porto come me. L'uno vuole andare contro natura, l'altro le si abbandona. E da chi ci vengono d'altronde questi istinti che ci inclinano al male? E' dunque ragionevole affermare che essa lasci inalterate o ci dia delle inclinazioni per delle cose che le sarebbero comunque inutili?

E' mai possibile? Il rimorso non prova il crimine, esso denota solamente un'anima facile da sottomettersi. Credi forse che in questa brillante carriera il rimorso sia venuto un solo istante a farmi sentire le sue spine? Non pensarci neanche, io non l'ho mai conosciuto. Quand'anche un malaugurato rovescio mi venisse a gettare di colpo dalla cima del successo al baratro della sfortuna, non accetterei per questo di riconoscerlo; mi lamenterei degli uomini o della mia inettitudine, ma sarei sempre in pace con la mia coscienza.

Ma ragioniamo un momento in base agli stessi principi filosofici di cui vi servite. Non pensate d'altronde che l'occhio vigile delle leggi lasci a lungo in pace quello che le trasgredisce; non ne avete appena visto l'esempio con i vostri stessi occhi?

Di quindici scellerati, tra i quali avevo avuto la disgrazia di vivere, uno solo si salva, quattordici periscono ignominiosamente. Le leggi non servono dunque a nulla nel caso degli scellerati, dato che esse non toccano quelli che sono potenti, quelli che hanno fatto fortuna le schivano, e quelli infine che sono stati sfortunati, non avendo altra risorsa che la loro spada, non hanno nessuna ragione di temerle.

Spinta a questo punto dal mio istinto naturale a fare del bene, domandai subito alla Dubois di che si trattasse, per prevenire con tutte le mie forze il crimine che si apprestava a commettere. Possiede seicentomila franchi o in oro o in carta moneta, in una cassettina posta vicino al suo letto.

Ecco dunque quello che mi risolsi a fare, senza rendermi conto che la subdola manovra di questa abominevole creatura non solo avrebbe distrutto tutto l'edificio dei miei onesti progetti, ma mi avrebbe persino punita per averli concepiti. Avete un amico fidato in questo albergo? Il suo stato sorprende i suoi amici, che secondo i suoi ordini non si erano mossi dal suo appartamento.

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